E’ di qualche giorno fa la notizia che oltre sei milioni e mezzo di account LinkedIn sono state diffuse sulla Rete su un forum russo. Ma LinkedIn smentisce ogni rischio, “nessun account è stato violato”. Pochi giorni fa il social network dedicato al mondo del lavoro è stato preso di mira dai pirati, con un attacco colossale. Rubati i dati di accesso di circa il 5% degli utenti iscritti al servizio web. Nel tentativo di turare la falla, LinkedIn ha subito bloccato l’utilizzo degli account vittime del furto di identità. Consigliato l’immediato cambio di password.
LinkedIn, solo l’ultima vittima. In forte ascesa il furto di dati sensibili contenuti nei social network: da eHarmony, portale dedicato agli appuntamenti online, un milione e mezzo di account violati, alla grande fuga di dati di PlayStation Network dello scorso aprile, con la compromissione di 70 milioni di utenti. Senza dimenticare attacchi, più o meno sporadici, a Facebook e Twitter. Vera cassaforte dati, ma al contempo unici due portali social a non aver mai sofferto di fragilità comparabili a quelle di Sony & Co.
Ma torniamo al lieto fine firmato LinkedIn. In un primo momento il gruppo si era trincerato dietro a poche spiegazioni sull’accaduto, puntando su un approfondimento analitico. L’intervento immediato avrebbe ridotto a zero le conseguenze dell’assalto hacker. Completa garanzia per tutti gli utenti, nessun account violato. Sulla causa della fuga di dati restano ancora delle incognite, sebbene LinkedIn abbia lasciato intendere quantomeno un intenzione dolosa alla base dell’operazione. Pericolo sventato grazie un apposito avviso via mail che ha imposto la riattivazione dell’account. Tutto bene quel che finisce bene? Sembra di sì, sperando comunque che la lezione abbia insegnato qualcosa a LinkedIn in termini di sicurezza.