Alla prima seduta dopo il suo debutto in borsa Facebook apre in forte calo: -7,10%. Siamo ancora in una prima fase di osservazione, in cui analisti e investitori stanno cercando di capire se l’Ipo record fatta registrare dal social network sia solo il frutto di un eccesso di euforia o meno. E malgrado le difficoltà del mercato, gravato dalla crisi del debito della zona euro e dalle pressioni al ribasso sulle banche, c’è molta delusione per l’andamento del titolo di Mark Zuckerberg.
Intanto la prestigiosa rivista di economia e finanza Forbes stronca sul nascere l’esperienza borsistica di Facebook. L’Ipo sarebbe “un fallimento”, e ne elenca le sette ragioni: dal ritardo nei tempi di lancio alla volontà dello stesso Zuckerberg che “disdegna gli investitori”, dall’errore di un debutto su un mercato gravato dall’incognita euro all’assenza di significativi profitti per gli investitori comuni. E non solo. Forbes affonda il suo attacco tacciando Facebook di risultare ormai “monotono”, e sostiene che l’industria del social media di massa non sia altro che un relitto.
Accuse pesanti ma probabilmente non infondate, a ben guardare lo scenario che ruota intorno alla quotazione. Fin dal suo debutto il social network ha dimostrato una grande fragilità, restando sopra al prezzo fissato in Ipo (38 dollari) solo grazie all’intervento delle banche sottoscrittrici. Finito il breve entusiasmo iniziale hanno iniziato ad affacciarsi i rischi legati alla società, protagonista di un modello di business dove la pubblicità, secondo gli investitori, non è così redditizia. General Motors ha già provveduto a ritirare gli investimenti. Facebook deve reinventarsi perché gli accessi da PC sono in calo mentre aumentano quelli via smartphone, ma per il settore mobile le inserzioni non sono ancora previste.
Potrebbe la quotazione in borsa di Facebook corrispondere all’inizio del suo declino e, per effetto domino, del saturo settore dei social media?