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Facebook spia i messaggi privati, gli utenti reagiscono!

Facebook spia i messaggi privati
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Facebook spia i messaggi privatiFacebook, il social network più famoso del pianeta ci spia! E non si limita a raccogliere informazioni riguardo quello che si pubblica sulle bacheche per studi di mercato e per migliorare ed implementare il servizio, oltre che naturalmente per individuare i target dedicati ai clienti inserzionisti. No, l’azienda fondata da Mark Zuckerberg spierebbe anche ciò che gli utenti si scrivono nei messaggi personali, violando così le più elementari regole della privacy.

Tutto nasce da due utenti statunitensi di Facebook, Matthew Campbell dall’Arkansas e Michael Hurley dall’Oregon che, rivoltisi allo studio legale Lieff Cabraser Heimann & Bernstein di San Francisco, hanno promosso una class action contro il gigante di Menlo Park presso la Corte Federale della California.

Naturalmente, i rappresentanti di Facebook negano ogni addebito e aggiungono che porteranno dinanzi al giudice delle prove inconfutabili che la gestione del network avviene in maniera trasparente, ma intanto l’azione legale potrebbe costituire una grana di non poco conto per Zuckerberg e soci, dato che rappresenterebbe un precedente significativo che aprirebbe le porte ad altre azioni di questa natura.

Inoltre, i due utenti che hanno promosso la causa chiedono un risarcimento di diecimila dollari a testa o di cento dollari al giorno per ogni giorno in cui è avvenuta la violazione. Di certo si tratta di cifre non in grado di impensierire il colosso dei social network, ma qualora a questa causa se ne aggiungessero delle altre, allora il danno economico potrebbe essere davvero enorme.

Ma vediamo nello specifico quali sono le accuse. Lo studio legale Lieff Cabraser Heimann & Bernstein sostiene che Facebook violi sistematicamente la privacy degli iscritti scansionando e archiviando quello che gli stessi si comunicano attraverso i messaggi privati.

In particolar modo, ad essere immagazzinati sarebbero i dati rappresentati da link ed allegati, col fine di tracciare le preferenze degli user per poi passarle agli inserzionisti pubblicitari o ad altri aggregatori di dati. E’ questa infatti l’attività dalla quale Facebook trae i suoi guadagni milionari.

I legali californiani che hanno intrapreso l’azione su impulso di Campbell ed Hurley sostengono che si tratti di una pratica fraudolenta proprio perché gli utenti non ne sarebbero a conoscenza. Infatti, secondo una ricerca indipendente fornita dagli avvocati dei due utenti americani, il veicolo del messaggio privato crea una speciale opportunità di generare profitti, superiore a quella che normalmente si condivide sulle bacheche. Dunque, in privato gli utenti comunicherebbero con più credibilità e veridicità i propri gusti e le proprie aspettative, generando così un flusso di dati molto appetibili per gli inserzionisti pubblicitari e gli altri clienti del social network, disposti a pagare profumatamente questo genere di informazioni.

Alla stessa maniera, secondo l’accusa, se un utente invia attraverso un messaggio privato un link ad un sito, questo verrebbe tracciato per profilare al meglio l’attività sul web di quello stesso mittente o per dare agli sviluppatori la possibilità di generare i like su pagine tematiche.

I difensori del social network fanno notare che anche Google utilizza i messaggi delle caselle di posta per le proprie ricerche di mercato e per attrarre gli inserzionisti, ma a differenza di Facebook, il gigante di Mountain View ha reso nota questa pratica da tempo e avvisa i suoi utenti attraverso le condizioni di contratto che si è costretti ad accettare quando ci si iscrive ad un account Gmail.

Dunque, la questione non è di lana caprina. Se Facebook ha violato la privacy dei suoi utenti spiando i messaggi privati, lo decideranno i giudici della California. Certo che per il social network ideato da Zuckerberg sarebbe un danno non di poco conto, anche alla luce del fatto che non è la prima volta che finisce davanti ad un tribunale per carenza di informazioni o violazione della privacy.

Lo scorso dicembre, infatti, un tribunale di Manhattan l’aveva data vinta ad un gruppo di azionisti che erano ricorsi alle vie legali per non essere stati adeguatamente informati sulle prospettive del loro investimento. Ad agosto invece, Facebook era stato costretto a patteggiare, pagando ben venti milioni di dollari per aver utilizzato a scopi promozionali foto e nome di due utenti.

I problemi relativi alla violazione della privacy da parte di Facebook sono molto sentiti dalla sua utenza, soprattutto in Usa, dove anche la stampa non risparmia stoccate ed accuse contro il colosso: due anni fa Mark Zuckerberg fu intervistato dai giornalisti Walt Mossberg e Kara Swisher, negò tutti le accuse ma non convinse gli spettatori, tanto che la società corse successivamente ai ripari modificando le impostazioni relative alla privacy di ogni utente.

Intanto, i vertici di Facebook rigettano tutti gli addebiti e, attraverso un comunicato stampa, fanno sapere che si difenderanno con vigore da accuse che sostengono del tutto infondate. La palla, dunque, ora passa ai giudici della California. Intanto, gli utenti sono avvisati: e voi, cosa ne pensate?

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