«Le condizioni dei lavoratori miglioreranno». Questa la dichiarazione (promessa?) enunciata a marzo dall’azienda cinese Foxconn, produttrice per i grandi colossi dell’informatica tra cui la più nota è forse Apple, ma in cui figurano anche Microsoft, HP, Dell e altre.
Proprio in coincidenza dei giorni di presentazione del nuovo iPhone 5, l’inchiesta condotta dalla stampa cinese mette in luce le pessime condizioni che ancora affliggono gli operai Foxconn. Autore dell’indagine il giornalista Wang Yu, che, facendosi passare per un dipendente, ha trascorso 10 giorni all’interno di una delle fabbriche di Foxconn, lavorando proprio sull’iPhone 5. La sua mansione? Assemblare la parte posteriore dello smartphone di Apple, cinque pezzi ogni minuto per un turno di 10 ore.
Non solo. Prima dell’accesso in fabbrica, Wang è stato costratto a compilare un questionario per la valutazione della sua salute mentale (onde stimare la propensione al suicidio), e quindi firmare un contratto in base al quale sollevava l’azienda da ogni responsabilità per eventuali conseguenze negative (come gli effetti derivanti dall’uso di componenti tossici).
La prossima volta che ti trovi in un Apple Store ricorda.