Dopo la presentazione della documentazione ufficiale e la lettera agli investitori firmata Mark Zuckerberg, non sono più solo delle voci a rincorrersi intorno allo sbarco in borsa di Facebook. Ingresso sul mercato azionario considerato uno tra i più attesi di sempre, con la promessa di riscrivere il record di valutazione per una società debuttante.
L’IPO (Offerta Pubblica Iniziale) del social network, infatti, punta a raccogliere un collocamento iniziale di circa 5 miliardi di dollari, aspirando a una complessiva stima societaria che oscillerebbe tra i 75 e i 100 milioni. Resta incognita la data esatta, si parla del secondo trimestre 2012 (tra aprile e giugno).
Non è tutto oro quello che luccica. Nonostante gli 845 milioni di utenti mensili, un fatturato di 3,71 miliardi di dollari nel 2011, per un aumento del 65% rispetto all’anno precedente, in casa FaceBook serpeggia un clima di prudenza. Oltre che con il mercato, dove la concorrenza è rappresentata da colossi informatici quali Google o Microsoft e dal crescendo di consensi del microblogging, l’IPO di Facebook potrebbe scontrarsi con i limiti del suo stesso giro d’affari miliardario.
La crescita nel 2011, secondo gli analisti, per quanto cospicua sarebbe comunque inferiore alle aspettative. E a questo lettura, dettata dal senso di cautela, si presta la scelta dell’amministratore delegato Zuckerberg di abbassare l’asticella dell’IPO da 10 a 5 miliardi.
Ma i numeri uno della finanza internazionale sembrano apprezzare il progetto. Goldman Sachs, JP Morgan, Bank of America, Barclays e Morgan Stanley sarebbero già pronte a condurre la sottoscrizione, anche se il 28% delle azioni ordinarie resterebbe ben saldo nelle mani di Zuckerberg (che si riserverebbe il 57% dei diritti di voto). E se da una parte l’IPO di Facebook è destinata a richiamare ingenti capitali finanziari, dall’altra imporrà la pubblicazione di informazioni finora rimaste top-secret.
Una delle tante incertezze che hanno portato a ritardare questa scelta, forse, epocale.