È un progetto di ricerca greco, sviluppato da Georgia Koukiou e Vassilis Anastassopoulos dell’Università di Patrasso, basato su due algoritmi in grado di comprendere, da unatermografia, se si è bevuto troppo. Da dove nasce la studio? Semplice quanto elementare constatazione: l’alcool ha un effetto vasodilatatore sui capillari: la dilatazione dei capillari superficiali fa sì che la pelle si presenti più calda di quanto sarebbe normalmente.
Sulla scorta di ciò è stato sviluppato il primo algoritmo, lavorando sul confronto tra le foto all’infrarosso di diverse persone immortalate sia da sobrie che da ubriache. Il risultato? Una norma capace di identificare quale aree del volto si scaldano in conseguenza dell’assunzione di alcool.
Medesima tecnica impiegata qualche tempo fa per identificare negli aeroporti le persone affette da SARS e che tuttavia venne criticata poiché, malgrado i vantaggi, sono troppe le variabili umane e ambientali che possono influenzare l’accuratezza dei dati raccolti.
Ma qui interviene il secondo algoritmo, che crea una mappa delle differenti zone del volto. Un’applicazione che, se si dimostrerà perfettamente funzionante, potrà essere utile per le forze di polizia. Ma funzionerà?
L’algoritmo che verifica chi ha bevuto troppo
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