Non solo Paesi dittatoriali, i “cattivi” regimi autoritari oggetto della cronaca internazionale. Anche l’Occidente è interessato a estendere il proprio controllo sulla Rete. A rivelarlo è il motore di ricerca per eccellenza, Google, all’interno del Transparency Report. E il pensiero corre al rischio di una vera censura Internet. Aumentano infatti le richieste sulla rimozione di collegamenti e contenuti con tema politico.
Da una parte stiamo assistendo al proliferare di leggi volte a limitare la libertà di espressione sulla Rete, dall’altra i governi intervengono direttamente sui siti gestiti da Google, YouTube in testa, per il controllo di collegamenti forniti ai risultati di ricerca. Dai dati emerge che la maggior parte delle richieste riguardano pagine web in violazione del diritto d’autore.
Questo elemento potrebbe trarci in inganno. C’è un’altra categoria di interventi presa in esame dagli analisi di Google, interventi provenienti da autorità governative. Purtroppo i dati relativi a questa categoria non sono aggiornati in tempo reale, ma vengono elaborati a mano e pubblicati semestralmente. Dall’ultimo aggiornamento giunge l’allarme, causa l’aumento vertiginoso dell’interesse dei governi su materiali politici e i tentativi di rimuovere dalla Rete tutto ciò che è sgradito al potere.
Oltre ai regimi autoritari, che spesso adottano sistemi ancora più drastici per imporre la loro volontà, numerose sono le democrazie occidentali appellatesi a BigG. Due le tipologie di richieste: ordinanze dei tribunali e “altre richieste”. Queste comprendono atti provenienti da polizia e altre autorità. Chi conquista la palma di Paese che inoltrato il maggior numero di richieste? Stati Uniti, seguono Regno Unito, Germania e Spagna. Ma solo nell’8% dei casi Google ha fornito la sua disponibilità.
Se ci spingiamo oltre la superficie delle cose, ci accorgiamo che il mondo, il nostro mondo libero, forse così libero non è. Forse è schiavo di tanta retorica. Voi che ne dite?