Facebook non è un posto sicuro: potreste trovarvi a essere arrestati come potenziali attentatori solo per aver commentato una partita di League of legends con gli amici.
Sebbene sembri fantascienza vi sto raccontando la storia vera di Justin Carter, 19enne americano che aveva scritto, dopo una partita al celebre videogioco fatta con gli amici, le seguenti parole:
”Oh certo, sono talmente fuori di testa che ora vado a fare una strage in una scuola piena di bambini, li uccido tutti e divoro i loro cuori ancora pulsanti.”
Una donna canadese, leggendo il commento, ha ben pensato di cercare l’indirizzo del ragazzo e di mandare a casa sua la polizia: Justin è stato arrestato, tenuto in isolamento, accusato di terrorismo, la sua casa è stata perquisita e, data la situazione, tenuto sotto sorveglianza per rischio suicidio.
Qualsiasi persona che si fosse premurata di leggere il contesto intero in cui era inserito il commento non avrebbe avuto dubbi a comprenderne il sarcasmo, i commenti successivi rassicuravano con un “JK “(ovvero “just kidding”, “sto solo scherzando”), la frase però è costata cara al 19enne che è stato rilasciato su cauzione grazie alla donazione di un anonimo, una cauzione fissata per mezzo milione di dollari.
Subito dopo l’arresto del figlio la madre di Justin ha lanciato su Change.org una petizione per richiedere il rilascio del figlio che avrebbe potuto essere condannato anche a 8 anni di carcere.
Ora 131.810 persone hanno firmato la petizione e nonostante Justin sia fuori di prigione è importante diffondere la notizia perché la vita di un ragazzo non sia rovinata da un commento fatto a un videogioco sul proprio profilo di Facebook: le autorità fanno fatica a distinguere un gamer da un terrorista.
Non siate sarcastici, qualcuno vi guarda, sempre.
Facebook non è un posto sicuro: potreste trovarvi a essere arrestati come potenziali attentatori solo per aver commentato una partita di League of legends con gli amici.
Sebbene sembri fantascienza vi sto raccontando la storia vera di Justin Carter, 19enne americano che aveva scritto, dopo una partita al celebre videogioco fatta con gli amici, le seguenti parole:
Una donna canadese, leggendo il commento, ha ben pensato di cercare l’indirizzo del ragazzo e di mandare a casa sua la polizia: Justin è stato arrestato, tenuto in isolamento, accusato di terrorismo, la sua casa è stata perquisita e, data la situazione, tenuto sotto sorveglianza per rischio suicidio.
Qualsiasi persona che si fosse premurata di leggere il contesto intero in cui era inserito il commento non avrebbe avuto dubbi a comprenderne il sarcasmo, i commenti successivi rassicuravano con un “JK “(ovvero “just kidding”, “sto solo scherzando”), la frase però è costata cara al 19enne che è stato rilasciato su cauzione grazie alla donazione di un anonimo, una cauzione fissata per mezzo milione di dollari.
Subito dopo l’arresto del figlio la madre di Justin ha lanciato su Change.org una petizione per richiedere il rilascio del figlio che avrebbe potuto essere condannato anche a 8 anni di carcere.
Ora 131.810 persone hanno firmato la petizione e nonostante Justin sia fuori di prigione è importante diffondere la notizia perché la vita di un ragazzo non sia rovinata da un commento fatto a un videogioco sul proprio profilo di Facebook: le autorità fanno fatica a distinguere un gamer da un terrorista.
Non siate sarcastici, qualcuno vi guarda, sempre.
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