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Privacy sui social network: sappiamo dove abiti

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Privacy sui social network. Sicurezza, dati sensibili, privacy. Aspetti diversi di una stessa materia. Questione spinosa di per sé, ancora più delicata quando incontra la realtà sociale della Rete. Ne dà attestazione il progetto “We Know Your House” (letteralmente, “sappiamo dove abiti”), un “esperimento sulla privacy nei social network”. Di cosa si tratta? È un sistema che legge tutti i messaggi pubblici degli utenti di Twitter alla caccia del termine “home”, ovvero “casa”. Da questi vengono estratte le coordinate geografiche incorporate, pubblicando poi i messaggi insieme alla mappa e all’immagine di Google Street View relativa alla residenza dell’utente. Semplice, no? Pochi passaggi che mettono in luce quanto sia facile estrarre potenziali dati sensibili sulla vita degli utenti, giungendo sino all’indirizzo dell’abitazione, esponendo il malcapitato al rischio di furti o molestie.

Please Rob Me (letteralmente, “derubami per favore”) adotta invece l’approccio inverso. Vengono acquisite le coordinate geografiche istantanee dei fruitori di Foursquare e altri servizi per segnalare quando uno specifico utente non si trova in casa, lasciando quindi la sua abitazione libera, più facile da svaligiare. Progetti diversi, capaci comunque di suscitare una seria riflessione che ci tocca da vicino: c’è un eccesso di disinvoltura nella condivisione di informazioni personali sensibili? Parrebbe proprio di sì, soprattutto perché l’utente medio non ha cognizione dell’utilizzo potenzialmente lesivo che si può fare delle sue informazioni.

Il trend di allegare ai messaggi pubblicati sui social network le coordinate geografiche del luogo in cui ci si trova rappresenta una minaccia alla propria incolumità. Possiamo limitare la condivisione di elementi sensibili disabilitando l’inclusione automatica delle coordinate geografiche. Perché non farlo, è così semplice? Non credi?

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