Il Progetto PRISM è ormai sulla bocca di tutti da quando il Washington Post ha deciso di rendere di dominio pubblico l’esistenza di un progetto che monitora, spia e salva dati da 9 dei più grandi portali del Web Americano. In seconda battuta è intervenuto poi Edward Snowden, sistemista americano ed ex agente CIA sotto copertura, che ha confermato l’esistenza di un progetto dal nome in codice PRISM e di essere lui l’artefice di questa fuga di notizie.
Tutto è iniziato il 6 giugno scorso quando il Whashington Post a firma del 2 volte premio Pulitzer Barton Gellman diffonde la notizia del’esistenza di un sistema di sorveglianza gestito da FBI e NSA per monitorare messaggi, foto, video e tutto ciò che transita presso 9 dei maggiori siti Web Americani. I portali sotto l’occhio vigile del grande fratello PRISM sono (in ordine cronologico di entrata a far parte del progetto):
- Microsoft (11/9/2007)
- Yahoo (12/3/2008)
- Google (14/1/2009)
- Facebook (3/6/2009)
- PalTalk (7/12/2009)
- YouTube (24/9/2010)
- Skype (6/2/2011)
- AOL (31/3/2011)
- Apple (ottobre 2012)
Delle 41 slide finite in mano alla stampa ne vengono diffuse alcune per confermarne l’autenticità che spiegano quali tipologie di informazioni possono essere monitorate e salvate dal progetto PRISM ossia Email, Videochat, Video, Foto, conversazioni VoIP, file trasferiti e dati in generale più altre richieste tra cui una generica “Special Requests“. Ciò fa capire quanta libertà di accesso ai server abbia in questo momento il Governo Americano.
Ovviamente tutte le 9 società coinvolte una volta intervistate su quanto è emerso hanno negato l’esistenza del progetto o di farne parte.
Il progetto è nato nel 2007 dopo un primo tentativo, poi fallito, desiderato dall’allora presidente Bush. Dopo la salita di Obama e la rivisitazione del Patriot Act e del FISA (Foreign Intelligence Surveillance Act) e dei motivi (intesi come possibili reati o capi di accusa) che autorizzano il Governo Americano a spiare una persona è nato PRISM, un sistema per il controllo massivo di informazioni personali di milioni di persone.
Un primo sentore che ci fossero queste situazioni di accesso diretto ai Server delle Aziende da parte dell’NSA o dell’FBI si era avuto poco prima di questo scoop. Il Guardian, infatti, aveva postato un documento riservato di un’ordinanza giudiziaria datata Aprile 2013 che obbligava Verizon, una delle più grandi compagnie telefoniche mondiali, a rendere disponibili per 3 mesi la lista delle chiamate transitate presso di loro. Tradotto in numeri si parla di circa 144,8 milioni di abbonati monitorati.
Dopo questa fuga di informazioni, tra le più importanti insieme a quella di Bradley Manning e Wikileaks, si sono innescate tutte le dinamiche che un polverone del genere comporta. Gli accusati ossia NSA e CIA davanti ai fatti non possono negare ma tengono a precisare che ne va della sicurezza nazionale e che sono stati omessi particolari del progetto che in realtà “preservano la privacy degli utenti”. Anche Obama ha fatto un discorso il cui senso era “la riservatezza al 100% non la si avrà mai” che ha innescato i malumori di molti senatori e anche dei politici europei come la Merkel perdendo credibilità e venendo accusato di ipocrisia. Questo ha portato all’innescarsi di proteste, polemiche e un ritorno prepotente del tema della privacy online.
Infine è arrivato il “colpo di grazia” di Edward Snowden.
Edward Snowden è un ragazzo di 30 anni che ha lavorato al progetto presso la CIA e fino a ieri si trovava ad Honk Kong. Da oggi non si hanno notizie di lui.
Domenica scorsa è stata resa pubblica una sua intervista (registrata mesi prima) dove ha confermato di essere lui l’artefice di questa fuga di notizie motivando il suo gesto come “necessario” perché la privacy di masse di persone e la violazione di essa deve essere una cosa di pubblico dominio, non solo accessibile alle poche alte sfere che gestiscono il progetto e tutta quella mole di informazioni.
“Ho intenzione di chiedere asilo ad eventuali paesi che credono nella libertà di parola e si oppone alla vittimizzazione di privacy globale”
Queste le sue parole prima di lasciare l’albergo di Honk Kong il 10 giugno e svanire. Nel frattempo la Russia di Putin gli ha teso la mano affermando che sono disposti a fornirgli asilo politico.
La bomba è ormai esplosa e come in tutte le trame complottistiche si sono delineati i protagonisti:
- Governo Americano e Intelligence che in nome della “sicurezza nazionale” sorvegliano, monitorano e controllano tutti i siti contenenti milioni di dati riservati di cittadini americani e non;
- i 9 portali “complici” che lasciano sbirciare nei loro Server facendo finta di non vedere;
- i giornali e i media che dopo lo scoop conteso tra Guardian e Washington Post continuano a scavare su questa storia annunciando nuove informazioni per le prossime settimane;
- Edward Snowden, la cosìdetta “talpa” ora a rischio di condanna penale (se non peggio) senza la quale il mondo non avrebbe saputo dell’esistenza di PRISM.
Il tema della privacy on line è sempre molto forte e nell’ultimo periodo è stato affrontato spesso sulle pagine dei giornali. Solo nell’ultima settimana sono state presentate richieste per avere il via libera al controllo di chi vìola il diritto d’autore.
La prima richiesta è arrivata ovviamente dagli Stati Uniti dove le Major Cinematografiche hanno chiesto la possibilità di usare malware per spiare chi scarica o commercializza opere pirata. La seconda, invece, forse ispirata dalla precedente è stata presentata in Spagna dove un Ministro ha chiesto di usare malware come strumento in più alle canoniche intercettazioni della Polizia.
In attesa di ulteriori sviluppi su questa intricata vicenda vi lasciamo con l’intervista a Edward Snowder in inglese. Quella sottotitolata in italiano la potete trovare sul sito di Repubblica.
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